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mercoledì 14 aprile 2010

«IL CARCERE IN CONTRADA BOSCO» MUSSOMELI. A GIORNI LA «MISSIONE» A ROMA PER LA FATTIBILITÀ DEL PROGETTO


MUSSOMELI. Nei prossimi giorni il vicesindaco Salvatore Calà si recherà in missione a Roma per la verifica preliminare sulla fattibilità del progetto in aggiornamento che riguarda il nuovo carcere circondariale di Mussomeli. In pratica sarà ripreso il progetto di massima a suo tempo approntato da tre noti professionisti locali che avevano individuato l’area di realizzazione in contrada Bosco (all’ingresso del paese). Zona ritenuta ormai anacronistica dal vicesindaco che proporrà di utilizzare e recuperare un’area del centro storico oppure di dislocarlo in prossimità della superstrada Mussomeli-San Giovanni Gemini. Dice il vicesindaco: «La delibera Cipe del marzo 2009 ha stanziato i primi 200 milioni di euro per l’adeguamento delle carceri esistenti e la costruzione di nuove strutture per il periodo 2009- 2011 con un incremento previsto di circa 7.000 nuovi posti. Il piano carceri, ha previsto un ulteriore incremento di 10.400 posti e l’ampliamento della pianta organica degli agenti penitenziari di 8.000 unità (in atto sono 34.000 su una popolazione di detenuti di 63.000 circa). Il modello penitenziario proposto è quello definito "ad aggregazione radiale" per non oltre 400 posti detentivi nella cui realizzazione sarà sperimentata la costruzione a basso impatto ambientale ed energetico, sistemi di automazione avanzata e la praticabilità e la convenienza economica finanziaria di nuovi strumenti per il reperimento di fondi di finanziamento in tutto o in parte esterne al tradizionale finanziamento statale (ovvero privati). Ragioni -continua l’amministratore-posti a base sulla opportunità di una verifica preliminare sulla fattibilità del recupero del progetto: incremento demografico di Mussomeli; ricadute occupazionali sul territorio per effetto dell’investimento nell’ordine di 32 milioni di euro necessari per la realizzazione del progetto; ricadute occupazionali dirette (200 unità fra agenti e amministrativi) e indirette. C’è da considerare la diffidenza della popolazione all’insediamento di tali opere e la scarsa vocazione dell’imprenditoria locale nella ipotesi di proposta del progetto in base ai canoni del Project Financing, oltre all’inadeguatezza dell’originario sito».

ROBERTO MISTRETTA

TRATTO DA “LA SICILIA” DEL 13/09/2009

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